Erano le due di notte, Anna sedeva sul divano accovacciata nella sua
coperta. Guardava fissa le lucine dell’albero di Natale che lei e suo
marito Mirko avevano fatto oggi pomeriggio. Non riusciva ad essere
felice, anzi un senso di oppressione e di vuoto le premevano il petto.
Avrebbe voluto piangere, ma non riusciva nemmeno più a farlo: quanti
anni erano che non piangeva più! “Cosa succede, Anna?” Le sembrò
di udire una vocina, si guardò intorno, ma non vide nessuno. Si
stropicciò gli occhi, forse era proprio ora di andare a dormire. “Anna, mi riesci a vedere?”
Nuovamente quella voce. A un tratto, non si sa per quale magia, si
materializzò davanti a lei una bambina di circa sei anni: aveva i
capelli scompigliati ed era vestita in modo estivo con dei calzettoni al
ginocchio e una gonnellina a quadretti. Anna ebbe un sussulto, le
sembrava di conoscere quella bambina. “Ma chi sei? Come sei entrata qui a casa mia?” “Sono Annina, sono te a 6 anni, non mi riconosci?”
Anna la guardava esterrefatta, non credeva ai fantasmi, e poi lei non
era morta, come faceva ad essere lì una parte di lei di 32 anni fa?!?
“Mi hai chiuso in cantina per troppo tempo”, proseguì la piccola, “ho
deciso di uscire per aiutati”, e così dicendo si sedette a gambe
incrociate sul tappeto, proprio di fronte ad Anna. “Aiutarmi?” chiese Anna stupita. “Sei triste perché non riesci ad avere un bambino, giusto?” Anna strabuzzò gli occhi, cosa voleva questa bambina impertinente, forse era meglio farla uscire di casa immediatamente! “Se mi mandi via non tornerò più, lo giuro!” disse indispettita la bambina, neanche l’avesse letta nel pensiero.
“E come potresti aiutarmi, sentiamo…” disse Anna sarcastica. Fuori
aveva iniziato a nevicare e buttare quella smorfiosa fuori al freddo e
la gelo non se le sentiva. “Sono la tua anima, e mi hai chiuso in
cantina tanti anni fa, quando hai deciso che dovevi diventare grande,
forte, fare piacere a mamma e papà, essere la più brava a scuola…e ci
sei riuscita, guarda cosa hai costruito….e che casa! Guadagni bene eh?
Più di tuo marito, e la mamma e il papà possono vantarsi della tua
carriera… ma anche loro vorrebbero diventare nonni, e come mai la loro
figlia così perfetta non ha bambini? Ti logori pensando che dovresti
ormai cedere alle pressioni di tutti e magari intraprendere una strada
che non ti appartiene, provando la via medica, o adottano un bambino, ma
tu non te la senti. E poi non saresti più la donna perfetta che vuoi
dimostrare a tutti di essere, giusto?” Anna iniziò a sentirsi male,
le girava la testa e aveva anche un po’ di nausea: forse aveva mangiato
troppo, e quel bicchiere di prosecco in più non stava aiutando. “Cosa vuoi da me?” chiese Anna sdraiandosi sul divano e guardando il soffitto. “Io? Sei tu che mi hai chiamato! Hai pregato tanto la nonna di darti una mano, ed eccomi qui, sono venuta ad aiutarti”. Anna la guardò sbigottita: “Ma io volevo rimanere incinta, non volevo una me stessa bambina da accudire, ho fin troppi problemi!” Annina iniziò a ridere a crepapelle. “Ah sì? Ma un bambino non si compra, non si ordina su Amazon… devi fare qualcosa per farlo scendere nella tua pancia!” Anna si tirò nuovamente seduta. Forse quella bambina aveva veramente qualcosa da dirle. “Ok mettiamo che tu abbia ragione… cosa dovrei fare allora?”
“Devi tenermi con te, e devi farmi felice!”. Annina ora stava
sorridendo: forse la Anna grande iniziava finalmente a capire qualcosa. “Ma non posso portarti al lavoro, non puoi venire con me…” “Ti dico un segreto: sono invisibile, solo tu mi puoi vedere!” “Ah. ok. E…allora…cosa dovrei fare per farti felice?” chiese Anna perplessa. Annina si diresse verso la libreria e prese un quaderno e una penna, li porse ad Anna.
“Scrivi!” Poi iniziò a fare piccoli saltelli e passi di danza mentre
stilava il suo elenco: “Vorrei che tu lavorassi meno, vorrei andare al
cinema a vedere Frozen2, vorrei fare il bagno caldo e non sempre e solo
la doccia, vorrei un cagnolino, un cucciolo possibilmente, vorrei
mangiare le lasagne al forno come le faceva la nonna, anche se fanno
ingrassare, vorrei fare un giro per i mercatini di Natale e salire sulla
giostra coi cavalli, vorrei tante piante in casa, vorrei vedere dei
film comici con Mirko, vorrei correre lungo il fiume, vorrei guardare la
luna, vorrei fare una vacanza in montagna e passeggiare nel bosco
cercando stalatiti e stalagmiti, vorrei abbracciare la mamma e il papà,
vorrei che mi leggessi un romanzo, vorrei che mi coccolassi, vorrei che
non mi lasciassi più sola, e poi…. vorrei che tu dicessi sempre la
verità!” Anna aveva iniziato a scrivere, ma poi l’inchiostro si era
bagnato con le lacrime che scendevano sul foglio inarrestabili. Annina
aveva ragione, aveva chiuso la sua anima in cantina insieme a lei.
Si alzò è andò ad abbracciare la bambina, la strinse forte a sè e anche
la piccola scoppiò in un pianto a dirotto. “Scusami” disse Anna, “Non
volevo lasciarti lì, non so perché l’ho fatto.” Fuori dalla finestra
la neve scendeva a fiocchi grandi e soffici e il giardino di fronte a
casa era diventato tutto bianco. L’albero di Natale luccicava a
intermittenza e si rifletteva sulla vetrata. Entrò Mirko tutto assonnato
e vide Anna seduta per terra che si abbracciava e che piangeva.
“Amore! Cosa succede? Perché piangi? Dai vieni a dormire!” Mirko si
accucciò vicino a lei e la abbracciò, non sapeva che stava abbracciando
tutte due le Anna, quella di 6 e quella di 38 anni. Anna si asciugò
le lacrime, “Ti amo”, sussurrò al marito. “Anch’io ti amo, non sai
quanto” disse lui con gli occhi che brillavano, “Cosa posso fare per
renderti felice?” Anna indicò il giardino, “Domani mattina vorrei fare
un pupazzo di neve, grande, anzi grandissimo!” Mirko la guardò
divertito: “Wow…che bella idea!” I due si alzarono e si diressero
verso la camera da letto.
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