La scienza ha appiccicato nelle nostre
menti fertilità e concepimento, come se la causa
del secondo avesse a che fare sempre con il primo.
Così si inizia a contare: la conta degli spermatozoi, la conta dei
giorni dell’ovulazione, e più aumentano i
numeri ed i dati, più aumenta l’ansia mista alla
sensazione di avere il controllo su un evento che ci sfugge.
Rimanere incinta.
Per alcune niente di più facile, per altre niente di più difficile.
L’autrice ci ricorda che qualcosa viene
prima della fertilità, ed inizia il libro interrogandoci sul nostro desiderio di
maternità e sulla relativa parte in ombra.
In che relazione siamo con nostra madre,
con la nostra infanzia, con il cibo, con il nostro corpo, con la nostra
sessualità, con la nostra autostima, con la coppia?
Ricordiamo ancora che rimanere incinta
prevede un lungo elenco di incontri preziosi, dove quello tra ovulo e
spermatozoo è solo l’ultimo?
Così Eleonora Ievolella ci accompagna con il suo libro per tre mesi, settimana
dopo settimana, come l’amica che ti aiuta a scegliere che vestito mettere prima
di un appuntamento importante o ti sistema i capelli ricordandoti quanto
luminosi siano i tuoi occhi.
La capacità dell’autrice di ritrovare una dimensione
intima nella scrittura restituisce a chi legge una sensazione di serenità, stimolando un agire creativo liberatorio.
Lei stessa considera il suo testo un
piccolo manuale di segreti esperienziali sussurrati all’orecchio da un’amica.
Pagina dopo pagina non solo impariamo ad
essere indulgenti con noi stesse, ma anche con chi abbiamo accanto, sino a
prenderci profondamente cura di ciò che è davvero importante nella nostra vita, perchè prima di fare spazio ad un’altra creatura è necessario generare uno spazio d’amore dentro e fuori di sè.
Mi piace molto sentire come l’autrice non
si regga in piedi con i numeri e prove, ma metta in gioco l’autorità di una madre e del pensiero dell’esperienza, sapienza che nessuna
scienza può cancellare; così lungi dall’essere un manuale tecnico con percentuali e risultati
certi, il libro si conclude con il consiglio più grande: a partire dall’accettazione che non per tutte è possibile: “imparare a lasciar andare”.
“Accogliere una nuova vita è anche soprattutto abbandonarsi alla vita stessa focalizzando i
nostri desideri ma lasciando che lei faccia il suo corso”.
In una società massacrata dall’ansia da prestazione, dove apparentemente tutto è possibile, a portata di un tocco, iniziare ad accettare che esitono
dei limiti suona liberatorio.
Consiglio vivamente questo libro per
tornare a respirare, consapevole che generare una nuova vita è solo uno dei molteplici atti creativi di cui una donna può disporre.
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